1 Giugno 2022

«Fincantieri e Leonardo, la sinergia parta da Orizzonti Sistemi Navali»

intervista di Massimo Minella

Può nascere, certo, quel polo militare sul mare che sembra convincere (quasi) tutti. Perché riuscire a mettere insieme i grandi gruppi impegnati nelle gare internazionali lanciati dalle varie Marine, Fincantieri e Leonardo in primis, rende l’Italia più forte. Eppure, l’invito di Roberta Pinotti, senatrice Pd, già ministra della Difesa e oggi presidente della commissione Difesa del Senato, è a guardare oltre i confini nazionali, verso quell’Europa che chiede un campione della difesa in grado di confrontarsi alla pari sulla scena globale. Ancora ieri, i vertici di Fincantieri, l’ad Pierroberto Folgiero e il presidente Claudio Graziano, sono tornati a riflettere sull’ipotesi del polo militare, giudicato positivamente, «se crea valore». Nei giorni scorsi era stato invece l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, a frenare sull’ipotesi. Che accadrà? L’impressione è che il disegno non dispiaccia a Cdp, azionista di riferimento di Fincantieri attraverso Cdp Equity, e al Mef, primo azionista di Leonardo. Ma un conto è riflettere sui numeri e uno dar vita a un polo. Potrebbe nascere una holding che controlla due divisioni, ad esempio, ma sono pure ipotesi. «In effetti, il progetto ritorna ciclicamente, ma attenzione alle visioni semplicistiche. L’unica certezza è che non dobbiamo avere paura di confrontarci sulla scena globale con la nostra competenza» spiega Pinotti, appena rientrata da una missione estera nei Paesi Baltici.

Ma l’idea del polo militare nasce dall’esigenza di dare maggiore forza al comparto proprio nella sfida internazionale…

«Sicuramente è necessario che l’Italia abbia maggiore forza e capacità militare. Ed è giusto evitare concorrenze interne, con i nostri gruppi che si presentano in gara con gli stessi prodotti negli stessi Paesi».

E quindi?

«Quindi c’è bisogno di più sinergia fra i due gruppi».

È un problema?

«No, non lo è perché la scatola, lo strumento su cui ragionare di coproduzione navale esiste già e si chiama Orizzonte Sistemi Navali (51% Fincantieri, 49 Leonardo n.d.r.). Questa società ha già dato grandi risultati, ad esempio con le Fremm e quindi se vogliamo cercare una maggiore sinergia fra i due gruppi, sfruttiamola, rafforzandone le competenze».

E i tempi?

«Immediati, perché altrimenti osserveremo fibrillazioni sempre più evidenti fra il management, ma anche fra i sindacati. L’Italia deve muoversi in uno scenario globale ma deve farlo in un’ottica europea».

E sta già accadendo?

«Sì, Fincantieri e Leonardo lo stanno già facendo, Fincantieri con Naval Group, ma anche con il progetto di alleanza con i tedeschi peri sommergibili, Leonardo rilevando il 25% della tedesca Hensold che l’ha resa ancora più forte nell’elettronica, ma partecipando da protagonista anche al progetto Euromail. Mosse che fanno capire come ci sia già una strategia europea che è utile consolidare, così come ci chiede la stessa Unione Europea e come ha più volte ribadito il premier Draghi».

Ci sono già stati tentativi di poli militari della difesa in passato e non è stato sempre facile…

«Il consorzio Eurofighter, fra Spagna, Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia, ha in effetti visto sfilarsi la Francia. Ma il modello resta giusto. Io penso come modello anche a Mbda (il principale consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa n.d.r.), ma anche al progetto del carro europeo, che deve vedere in campo Oto Melara, un’eccellenza assoluta a livello mondiale, e Iveco Defense. Ognuno deve mettere in campo la propria parte di competenze per dare vita a una eccellenza nel suo complesso».

La creazione di un campione europeo della cantieristica era già uno dei punti di forza del programma dell’ex ad di Fincantieri Giuseppe Bono…

«È vero e bisogna riconoscerglielo. Io credo che a Bono vada fatto un ringraziamento per il lavoro svolto in questi venti anni, per come ha fatto crescere il gruppo e per come lo ha orientato. Ricordo quando di fronte alla crisi del 2008 cominciarono a circolare le voci di chiusure dei cantieri in Italia, si parlava di tre, fra cui Sestri Ponente. Alla fine, Bono decise di lasciarli tutti aperti e oggi sono pieni di lavoro. La legge navale all’epoca gli fu di aiuto, ma la strategia si rivelò vincente e Fincantieri reagì investendo e consolidando la sua presenza negli Stati Uniti e oggi è un fornitore della difesa americana. Allo stesso modo dobbiamo augurare buon lavoro ai nuovi vertici, all’ad Folgiero e al presidente Graziano, che hanno già spiegato la loro intenzione di espandere il gruppo facendone un campione della difesa europea e rafforzando la leadership mondiale nelle crociere. In tutto questo la Liguria resta centrale, grazie a gruppi come Fincantieri e Leonardo, che ha dato vita a un progetto importante per Genova».

A che cosa si riferisce?

«Alle iniziative della Torre Fiumara, il supercalcolatore e il centro cyber. È stato fatto un lavoro prezioso, ora serve la crescita attraverso un piano di assunzioni e la creazione di una rete che possa coinvolgere le piccole e medie imprese»

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